ANNO 1923

A Roma

 

Le doti e le capacità scientifiche sono già abbastanza note. Partecipa alla scrittura dell'appendice dell’edizione italiana del libro di A. Kopff, "I fondamenti della relatività einsteiniana"

Fermi, a differenza della maggior parte dei più noti fisici e matematici italiani della generazione più anziana, che sono molto scettici e ostili alla teoria di Einstein, spicca per saper cogliere gli sviluppi fisici più interessanti. Infatti nel breve saggio: le masse nella teoria della relatività, rileva come il dibattito filosofico sui fondamenti cui aveva dato luogo ..."hanno forse un po' distolta l'attenzione da un altro suo risultato che, per esser meno clamoroso e, diciamolo pure, meno paradossale, ha tuttavia nella fisica conseguenze non meno degne di nota, ed il cui interesse è verosimilmente destinato a crescere nel prossimo svilupparsi della scienza. Il risultato a cui accenniamo è la scoperta della relazione che lega la massa di un corpo alla sua energia".

La relazione a cui ci si riferisce è la famosa E = mc2. Fermi coglie nel segno proseguendo così: "Non appare possibile che, almeno in un prossimo avvenire, si trovi il modo di mettere in libertà queste spaventose quantità di energia, cosa del resto che non si può che augurarsi, perché l’esplosione di una così spaventosa quantità di energia avrebbe come primo effetto di ridurre in pezzi il fisico che avesse la disgrazia di trovare il modo di produrla"

Al suo ritorno a Roma Fermi conosce Orso Mario Corbino, direttore dell’Istituto di Fisica.

Fermi ottiene, su interessamento di Corbino, una borsa di studio e si reca a Göttingen presso Max Born, dove conosce Werner Heisenberg e Pascual Jordan, ma tuttavia non stabilisce particolari legami con questo ambiente e rimane piuttosto in disparte.

Nel 1923 pubblica una serie di lavori sulla meccanica analitica, in particolare l’articolo Dimostrazione che in generale un sistema meccanico normale è quasi ergodico che viene molto apprezzato da Paul Ehrenfest, uno dei maggiori esperti, con Einstein, di meccanica statistica.

Probabilmente in seguito a queste circostanze Fermi, deciderà di andare a Leida con una borsa Rockefeller nel settembre 1924, dove, oltre al contatto con Ehrenfest conoscerà di persona scienziati come Lorentz e Einstein (secondo la sua stessa testimonianza quest’ultimo prova per lui una " una simpatia vivissima")

Oltre a rivedere l’amico George Uhlenbeck, che aveva conosciuto a Roma, fa amicizia con alcuni giovani fisici come Goudsmit e Tinbergen

Fermi non ha in Italia, tra i fisici in senso stretto, interlocutori competenti con cui discutere delle sue ricerche sulla meccanica quantistica e sulla teoria della relatività, anche se matematici importanti dell’epoca, come Tullio Levi-Civita e in qualche misura anche Vito Volterra, si accorgono della sua competenza.

I soggiorni all’estero costituiscono quindi un’occasione preziosa per misurarsi con figure a livello internazionale. Tornato a Roma Fermi scrive una breve memoria dal titolo Sulla probabilità degli stati quantici, che può essere considerata il suo primo contributo importante alla meccanica quantistica.

 
  • immagini

    • Fermi sul monte Cavo (Rocca di Papa)

    • Orso Maria Corbino, direttore dell'Istituto di Fisica di Roma

    • Max Born