Evoluzione Inorganica - Sir Joseph Lockyer

Sir Joseph Norman Lockyer (1836 – 1920) è stato uno scienziato e astronomo britannico. Gli è attribuita, insieme allo scienziato francese Pierre Jules César Janssen, la scoperta dell'elio.

Dopo un normale percorso di studi, lavorò per alcuni anni come funzionario civile nel War Office britannico. Appassionato astronomo dilettante con un particolare interesse nei confronti del sole, divenne direttore dell'osservatorio solare di Kensington a Londra. Negli anni sessanta dell'800 rimase affascinato dalla spettroscopia come metodo per determinare la composizione dei gas dei corpi celesti. Lockyer identificò una striscia gialla nello spettro del sole che la comunità scientifica di allora identificava come un elemento conosciuto alterato dalle particolari condizioni in cui si trovava. Lockyer invece ipotizzò la presenza nel sole di un elemento precedentemente ignoto, che chiamò "elio", dal greco "sole". La scoperta di Lockyer fu infine confermata negli anni novanta del XIX secolo.

Per favorire la trasmissione di idee tra una disciplina scientifica e l'altra fondò nel 1869 la rivista scientifica Nature, di cui rimase l'editore fino a poco prima della sua morte. Il cratere Lockyer sulla Luna e l'omonimo su Marte sono così chiamati in suo onore.

(Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia)

 

Evoluzione Inorganica studiata tramite l'Analisi Spettrale

Traduzione dalla versione francese.

Dall'introduzione dell'autore: "Il lavoro di trent'anni a cui devo fare riferimento in questo libro ha a che fare con diversi aspetti dell'indagine dell'irraggiamento e dell'assorbimento della luce in cui è coinvolta la scienza dell'analisi spettrale.

L'analisi spettrale sta diventando così estremamente estesa, in particolare nelle indagini che hanno a che fare con le condizioni dei vari corpi celesti, che vedono molti ansiosi di ricavare qualcosa dai loro insegnamenti.

Come una chiave per i geroglifici, la storia della luce viene fornita dall'arcobaleno. Ci insegna che la luce bianca con la quale la natura ci fornisce in gran parte i raggi del sole è composta da raggi di diverso tipo o di colori diversi; ed è conoscenza diffusa che esiste un'analogia quasi perfetta tra queste luci colorate e suoni di diverse tonalità.

Ciò che la natura compie con una goccia di pioggia noi possiamo fare con un prisma o un reticolo. ... È rapidamente divenuto un fatto familiare a molti che quando un raggio di luce bianca è rifratto da un prisma o diffratto da un reticolo si produce una banda di colori simili a un arcobaleno perché la luce bianca è costituita da tutti i colori, ognuno dei quali ha la propria speciale lunghezza d'onda e grado di rifrangibilità. La nostra banda arcobaleno è detta uno spettro.

Un tale prisma di vetro o reticolo è la parte fondamentale dello strumento detto lo spettroscopio e il più complicato spettroscopio che possiamo immaginare utilizza semplicemente il ruolo che il prisma o il reticolo giocano nel suddividere un fascio di luce bianca nei suoi costituenti dal rosso al violetto. Tra questi colori comprendiamo l'arancio, il giallo, il verde e il blu che sono familiari nell'arcobaleno..."

Il testo descrive strumenti e risultati delle osservazioni spettrali. Si sofferma in particolare sulla questione riguardante l'interpretazione degli spettri e il loro legame con gli elementi classificati dai chimici nella tavola di Mendeléev.

L'aspetto più interessante del testo riguarda la proposta di una struttura atomica mediante la teoria della dissociazione. Egli individuò per primo la divisibilità dell'atomo e nel 1873 propose il suo modello: un atomo costituito da mattoncini o proto elementi tutti uguali e combinati in maniera diversa a seconda degli elementi.

Per un approfondimento si rimanda alla pagina della Società Italiana degli Storici della fisica e dell'astronomia (SISFA) che tratta ampiamente questo aspetto.